Detengono a 31 poliziotti federali nella Mixteca
SAN PEDRO NHUMI, SAN JUAN NHUMI, TLAXIACO. Indigeni di etnia mixteca della popolazione di San Pedro Nhumì, detennero per più di 13 ore a 31 poliziotti federali,4 pattuglie e 10 ispettori della Commissione Generale delle Telecomunicazioni (Cofetel), successivamente ad un’azione ingiustificatamente violenta da parte della polizia che smantellarono il radiodiffusore comunitario che operava senza permesso della federazione delle telecomunicazioni.
La detenzione fu provocata dalla violenta incursione attuata dai poliziotti stessi e dai funzionari della Cofetel. I popolani permisero l’irruzione aggressiva della polizia nella piccola comunità, dove distrussero, senza dare spiegazione alcuna, le installazioni della radio comunitaria.
Dopo questa operazione, nella quale furono accusati di violazioni dei diritti umani, il gruppo formato da poliziotti e funzionari cercarono di lasciare il paese verso le 9 di mattina del martedì, però gli abitanti si organizzarono e bloccarono tutti gli accessi del paese, e comunicarono ai poliziotti ed ai funzionari che erano stati detenuti per volontà del popolo.
Mariano José Sanjuàn, sindaco municipale rese nota la violenza che questi elementi inviati dal Governo Federale solamente hanno violentato e distrutto la tranquillità degli abitanti, in quanto realizzarono l’incursione senza aver contattato le autorità locali, e inoltre non hanno mai mostrato un mandato per lo smantellamento della radio.
Più di 6 persone furono aggredite dagli agenti federali, tra le quali, Juana Chàvez Santiago, la quale era sul punto di essere investita dalla polizia, quando quest’ultima cercò di uscire dalla comunità, anche Regino Sosa Lòpez fu aggredito insieme a Silvano Santiago Castro, i quali furono costretti a stendersi al suolo di fronte a tutta la comunità con le gambe aperte per volontà delle forze dell’ordine, come segno d’intimidazione nei confronti della comunità stessa.
Fu così che le persone si organizzarono per impedire il passo del convoglio, collocando pietre e tronchi bloccando così tutte le uscite del paese.
Successivamente, le persone trattenute furono condotte all’ auditorium municipale, dove gli abitanti gli hanno trattenuti dalle 9:30 del martedì fino alla mezzanotte passata del mercoledì; 13 ore necessarie per concludere il tavolo di discussione tra i detenuti e le autorità per accordare la liberazione. Gli accordi stipulati tra i partecipanti fu la riparazione, da parte delle forze dell’ordine, di tutti i danni provocati da loro stessi e la collocazione del radiodiffusore. Tra gli accordi, le forze dell’ordine accettarono di non ritornare mai più in questa comunità, e inoltre che l’ispettore, Francisco Javier Quezada Mata, prese l’impegno di legalizzare l’emittente proprio evitare ulteriori scontri.
L’agente municipale, Pablo Sosa Martinéz, rese noto che almeno 800 abitanti della comunità di San Pedro Nhumì, appartenente al municipio di San Juan Nhumì, nel distretto di Tlaxiaco (Oaxaca), si sono uniti per detenere il convoglio degli elementi inviati dal governo federale, accusandoli anche di violazioni sui diritti umani.
Infine, intorno alle 00:30 di mercoledì, dopo che la situazione si distese, gli abitanti mixtechi liberarono la polizia ed i funzionari.
Assassinano Bernado Vàsquéz, leader del movimento d’opposizione alla miniera di Ocotlàn, Oaxaca.
Nella notte del 15 Marzo il rappresentante e leader della Coordinadora de Pueblos Unido del Valle de Ocotlàn, Bernardo Vàsquèz Sànchez è stato assassinato in un’imboscata a S. L.ucia Ocotlàn. Bernardo muore nella corsa all’ospedale trasportato da un taxi. Alvaro Andrés Vàsquez Sànchez e Rosalinda Vasquez, che si trovavano insieme a Bernardo sono rimasti gravemente feriti da colpi d’arma da fuoco.
Secondo i testimoni, gli assassini erano tre uomini che si sono dati alla fuga su un auto marca Nissan di colore rosso, in direzione Ejutla de Crespo.
Gli assassini ,come i mandanti, sono ancora sconosciuti , ma sicuramente bisogna cercarli tra le file della politica che guarda in maniera ammiccante gli interessi che scaturiscono dalla costruzione della miniera a cielo aperto di Ocatlàn.
Il 19 gennaio scorso, Vàsquez Sànchez contestò duramente il governo di Gabino Cue, definendolo incapace di risolvere il conflitto che si sta consumando a San Jose del Progresso e di prestarsi agli interessi della miniera Cuzcatlàn e durante una conferenza stampa disse che fu proprio il consigliere comunale a dare l’ordine alla sparatoria che ferì due persone durante una contestazione avvenuta il 18 gennaio da parte degli abitanti della comunità di S. Jose del Progresso e gli aderenti della Coordinadora de Pueblos Unidos del Valle de Ocatlan che hanno denunciato la realizzazione dei lavori che tentavano di connettere la rete idrica della comunità per la somministrazione dell’acqua necessaria ai lavori nella miniera Cuzcatlàn. Nella sparatoria rimasero feriti due abitanti di S. José del Progreso: Abigail Vàzqquez e Bernardo Mendez Vàsquez che morì il 19 gennaio.
In un intervista per il giornale “Oaxaca en Pie de Lucha” Bernardo Vàsquez affermò che l’agressione dove perse la vita il suo compagno Bernardo Mendez Vàsquez fa parte di un piano ben strutturato e premeditato dal presidente municipale di S. José Progreso, il priista Alberto Mauro Sànchez Munhoz.
“Il loro bersaglio ero io, e confusero il compagno per me e in quanto i sicari che erano stati ingaggiati dal presidente municipale non erano del posto, non mi riconobbero e solo gli si sentì dire: “Eccolo Bernardo” e gli svuotarono addosso un intero caricatore di AK-47, l’attentato fu così crudele e sadico in quanto continuarono a sparare e gli fecero saltar via le dita della mano quando ferito, cercò di alzarsi da terra per trovare riparo dalle pallottole”.
La ditta mineraria Cuzcatlàn , filiale dell’impresa canadese Fortuna Silver che opera in S. Jose del Progresso richiede un consumo d’acqua che va dai 400 mila ai 500 mila litri giornalieri. La minieria è un vero mostro ecologico che sta distruggendo sia l’ambiente che la salute dei suoi abitanti.
Con l’assassinio di Bernardo Vasquéz Sànchez sale a 4 il numero di omicidi relazionati da quando la ditta mineraria è arrivata a S. José del Progreso. Queste morti violente sono da annettere ad una lunga lista di atroci assassini di vari attivisti ambientali come Mariano Abarca, nella località di Chicomuselo, Chiapas, morto anch’esso per essersi opposto al progetto minerario della società canadese Blackfire, Miguel àngel Pérez Cazales, nel municipio di Tepoztlàn, Morelos, e di Santa Caterina Morelos e Beatriz Carinho e Jiri Jakkola, a San Juan Copola, Oaxaca.
Le comunità e le autorità municipali ed agrarie di Capulalpam de Méndez e los Ocotes hanno mostrato la loro solidarietà e la stessa preoccupazione per l’ingresso dei progetti minerari nella regione.
La compagnia che non ancora conclude i lavori della miniera di S. José stima, annualmente, una produzione di 5 milioni di once d’argento.
Il 17 gennaio i dirigenti della miniera canadese Fortuna Silver Mines presenziarono alla cerimonia di apertura della borsa di New York, recitando la parte dei protagonisti, per celebrare i quasi quattro mesi di bilancio positivo nella borsa newyorkese.
Questa ditta canadese, fondata nel 2004, annunciò,lo scorso novembre, che durante il terzo trimestre della sua attività fiscale (luglio- settembre) registrò un beneficio netto di 10,31 milioni di dollari.
Indigeni su cuciono le labbra per la liberazione dei prigionieri politici in Chiapas
SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, Chiapas, México.- Dal 7 marzo, attivisti di differenti organismi civili per la liberazione dei prigionieri politici del governo del Chiapas iniziorono uno sciopero della fame e due di loro si son cuciti le labbra. Il loro proposito è di denunciare che nella realtà attuale messicana non esiste libertà, e che le comunità indigene continuano a soffire la tortura e la repressione per esigere i diritti più elementari.Con questo gesto disperato, vogliono evidenziare che sono stanchi di parlare e del non essere ascoltati nelle loro richieste di giustizia.
Il video.
Per la libertà di Rosa López, prigioniera politica in Chiapas (Messico) Rosa López Díaz è una donna indigena (tzotzil) nata il 2 dicembre 1978, prigioniera in Chiapas, Messico, dal 10 maggio 2007 per un crimine di sequestro che non ha mai commesso. E’ detenuta insieme al suo compagno Alfredo López, e durante le prime ore della detenzione subisce tortura sessuale e di altro tipo, al fine di strapparle una confessione di colpevolezza. Rosa si trova a scontare una sentenza di 27 anni e 6 mesi nel carcere n. 5 di San Cristóbal de Las Casas. PRETENDI DAL GOVERNO DI JUAN SABINES GUERRERO LA LIBERTA’ IMMEDIATA DI ROSA LOPEZ DIAZ E DEI SUOI COMPAGNI DI LOTTA!! Ascolta l’audio dell’esposizione del suo caso davanti al Tribunale Permanente dei Popoli (TPP). Chiapas, 7 marzo 2012. La storia della sua detenzione fa venire i brividi. Poiché al momento dell'arresto era incinta il figlio che ha partorito 5 mesi dopo, Natanael, è nato con paralisi cerebrale a causa delle torture. Così lo racconta Rosa: “E’ stata la cosa più triste della mia vita di donna, non potrò mai dimenticare i volti di quelle persone che mi colpirono ingiustamente. La cosa più dolorosa è che al momento di questa tortura io ero incinta di 4 mesi. Ad un certo punto ho sentito qualcuno che mi veniva sopra, cercando di stuprarmi. Non ce l’ho più fatta e ho detto “Non stupratemi, sono incinta”, allora uno degli aggressori mi dice “Se confessi che l’hai fatto non ti faremo nulla”. In quel momento dissi di sì, che io avevo sequestrato la ragazza, anche se è totalmente falso”. “Poi ho dato alla luce un bambino che si chiama Natanael López López, che è nato malato con paralisi cerebrale, oltre che deforme in viso e immobile in tutto il corpo. I dottori dissero a mia madre che il bambino è nato malato per le torture che ho ricevuto quando mi arrestarono”. Se questo non bastasse, giusto 4 anni dopo la nascita di Natanael - nell’ottobre del 2011, in pieno sciopero della fame portato avanti insieme ai compagni di lotta in carcere – Natanael muore per negligenza medica negli ospedali del Chiapas. Un fatto del genere non si può sopportare. Ora Rosa vive con l’altro suo figlio, il piccolo Leonardo, di tre anni. Con il passare del tempo, e principalmente per il contatto che stabilì in carcere con il professore indigeno Alberto Patishtán Gómez, ha acquisito coscienza politica sulla sua situazione e sulla lotta per i diritti umani di tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti, che in un paese come il Messico sono la stragrande maggioranza. Rosa sta resistendo, nonostante il suo stato di salute debilitato – come molti suoi compagni – mantenendosi attiva e organizzata insieme ai compagni di lotta aderenti alla campagna del EZLN nelle organizzazioni di La Voz del Amate, Solidarios de La Voz del Amate e Voces Inocentes; i loro nomi sono: Alberto Patishtán Gómez, Rosario Díaz Méndez, Pedro López Jiménez, Alfredo López Jiménez, Juan Collazo Jiménez, Alejandro Díaz Santis, Enrique Gómez Hernández y Juan Díaz López. Il governo del Chiapas, con Juan Sabines Guerrero al potere, sta conducendo ostinatamente una guerra sporca e mediatica contro qualsiasi persona e organizzazione che lotti per l’autonomia dal principio universale della libera autodeterminazione, arrivando ad essere complice e responsabile – in maniera diretta o indiretta – della strategia di occupazione militare e offensiva paramilitare che si aggiunge al Chiapas in un territorio convulso. Nonostante tutto Sabines vuole mantenere la sua immagine pubblica impeccabile, per cercare di ottenere una poltrona all’ONU. Ci riuscirà? Pretendi dal Governo del Chiapas e del Messico la libertà di Rosa López Díaz. Scrivi un testo con parole tue nel formulario che si trova sulla destra, o copia e incolla questo testo: ROSA LOPEZ DIAS SI TROVA IN PRIGIONE PER UN DELITTO CHE NON HA MAI COMMESSO: PRETENDO LA SUA LIBERTA’ IMMEDIATA E INCONDIZIONATA, COSI’ COME QUELLA DEI SUOI COMPAGNI DI LOTTA. Dalla CGT invitiamo a scrivere le parole di Rosa: “invito la società, i compagni e le compagne in lotta a continuare a pretendere la vera giustizia a cui tutta la popolazione del Messico aspira”. Per un mondo senza sbarre né frontiere. Dove comincia la lotta comincia la libertà. Campagna proposta dalla CGT
La lotta contro l’aids, dove rimarrà?
Campagna cittadina contro l’uso del preservativo per preservare il lenocinio e la tratta delle persone.
• il preservativo non facilita l’esercizio della prostituzione
• I preservativi non sono prove per attribuire delitti a nessuno
Scritto da Jaime Montejo dell’Agenzia d’Informazione Indipendente Noti-Calle,
México D.F. , 6 febbraio 2012.
Procuratorati Generali della Giustizia (PGJ), come quelle degli stati di Hidalgo, Jalisco, Puebla, Tlaxcala, Chiapas, e Distretto Federale, governati dal PRI; PAN e PRD, così come il Procuratorato Generale della Repubblica (PGR), utilizzano i preservativi e altri investimenti per la sanità per assicurare lo sfruttamento e la tratta delle persone.
Di fronte a questa situazione, le autorità nazionali del Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo dell’HIV/AIDS e delle infezioni a trasmissione sessuale (CENSIDA) e degli stati come il Consiglio Statale per la Prevenzione e Controllo dell’ HIV/SIDA e le infezioni a trasmissione sessuale dello stato di Jalisco (COESIDA JALISCO) e la “Clínica Condesa” del Distretto Federale (clinica specializzata nella lotta contro l’aids, con sede a Città del Messico N.d.T.), hanno solo guardato in silenzio.
Bisogna ricordare che nell’anno 2008, la Brigata di Strada d’appoggio alla donna “Elisa Martinez”A.C., firmò con il Direttore Generale d’allora, il dottor Jorge Saavedra, una lettera d’impegno, la quale afferma che i preservativi per finanziare il lenocinio e la tratta di persona né tanto meno per comprovare che una persona si dedichi alla prostituzione.
I procuratorati generali di giustizia, continuano a realizzare operazioni di polizia dove vengono violati i diritti umani delle presunte vittime di tratta e sfruttamento, e così da giustificare che stanno lavorando.
Fino a quando guarderemo in silenzio, di fronte a questa situazione che retrocede nella lotta contro l’AIDS in Messico?
Uno dei saldi di questi ultimi sei anni, oltre ai più dei 51 000 morti della guerra contro il crimine organizzato e il popolo messicano, è l’impatto che questa violenza lascerà nell’avanzare dell’AIDS, e il ruolo che i procuratorati statali e generali, hanno esercitato in questo.
In seguito, alcuni link dove si mostra come i procuratorati di Hidalgo, Chiapas, Jalisco, Distretto Federale, Puebla, e Tlaxcala, utilizza i preservativi per mantenere i delitti di lenocinio e la tratta di persona:
http://www.lapoliciaca.com/nota-roja/aseguran-a-una-mujer-acusada-por-lenocinio/
http://www.oem.com.mx/elsoldehidalgo/notas/n2403455.htm
http://www.eluniversal.com.mx/grafico/106308_old.html
http://www.notiese.org/notiese.php?ctn_id=586
http://www.lajornadadeoriente.com.mx/2010/09/09/puebla/jus308.php
http://www.asich.com/index.php?itemid=36374
XANICA, STATO DE OAXACA: RADIO ROJA VUELVE AL AIRE
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Santiago Xanica: vuelve al aire Radio Roca. Este corto video nos cuenta, a través de los ojos de los jovenes y jovenas de Santiago Xanica, el regreso al aire – despues de 6 años – de la radio comunitaria del pueblo: Radio Roca 94.5 FM. Los jovenes y jovenas companerxs del Comite de Defensa de los Derechos Indigenas (CODEDI) de Xanica han producido y editado este video como parte del trabajo colectivo del taller de comunicacion popular que tuvo lugar los dias 17, 18, 19 de enero de 2012 en la comunidad.
El taller ha sido organizado por la Plataforma Internacionalista por la Resistencia y la Autogestion Tejiendo Autonomias (PIRATA)
MARCHAN MILES EN APOYO A DEMANDAS DE ESTUDIANTES DE LA NORMAL DE AYOTZINAPA
Chilpancingo, Guerrero, 2 de febrero.
Miles de personas marcharon hoy en apoyo a los estudiantes de la Escuela Normal Rural de Ayotzinapa, y sus demandas de realizar juicio político al gobernador Ángel Aguirre Rivero y castigar a los autores intelectuales y materiales de la muerte de los alumnos Gabriel Echeverría de Jesús y Jorge Alexis Herrera Pino, ocurrido durante el desalojo del 12 de diciembre de la Autopista del Sol México-Acapulco.
Por la mañana, integrantes de la Federación de Estudiantes Campesinos Socialistas de México –a la que pertenecen los alumnos de las 16 escuelas normales rurales del país– efectuaron en la Normal de Ayotzinapa un acto solemne en memoria del guerrillero Genaro Vázquez Rojas, fundador de la Asociación Cívica Nacional Revolucionaria (ACNR), muerto hace 40 años.
Posteriormente, se trasladaron a Chilpancingo, donde los esperaban organizaciones campesinas de la Costa Grande, Costa Chica y Montaña, para marchar rumbo al palacio de gobierno.
Pablo Juárez Cruz, dirigente de los normalistas, rechazó los señalamientos de diputados locales y federales, sobre todo del PRD, así como de funcionarios de las Secretaría de Educación Pública y Secretaría de Educación de Guerrero (SEG) de que no procede el juicio político contra Aguirre Rivero.
Juárez Cruz anunció que una asamblea acordó que el próximo lunes regresarán a clase con maestros de la Universidad Autónoma de Guerrero (UAG) y otras instituciones educativas, porque “ya contamos con una propuesta de trabajo que esperamos sea aceptada por las autoridades educativas, que ahora dicen que por la normatividad que rige no se puede recuperar clases con maestros de fuera.
Preguntamos al gobierno de Ángel Aguirre que si cuando asesinaron a nuestros compañeros respetaron la normativa de la ley que prohíbe el uso de armas en las manifestaciones, y ahora el gobierno perredista pretende desconocer el semestre y violar nuestros derechos humanos y el derecho a la educación, agregó.
Dijo que si el gobierno estatal tiene voluntad política, entonces que ordene a la titular de la SEG, Silvia Romero Suárez, que convoque a los maestros de base de la Normal de Ayotzinapa el martes, cuando se inicia el semestre, y los obligue a impartir clases. Pero debe saber que, de todos modos, nosotros vamos a recuperar el semestre a partir del lunes venidero con los maestros externos que coordina el profesor Arturo Miranda Ramírez.
Miranda Ramírez, también dirigente de la ACNR, consideró que el ideario de Genaro Vázquez Rojas sigue vigente.
Hoy, más que nunca, la lucha contra la oligarquía mexicana se hace más que necesaria; la mejor prueba es que son más de 50 millones de mexicanos los que viven en pobreza extrema debido al sistema capitalista.
Fonte: la Jornada
Noticias sobre la Escuela Normal Rural de Ayotzinapa
POLICÌAS REPRIMEN A ESTUDIANTES DE LA NORMAL AYOTZINAPA, VARIOS MUERTOS.
El día de hoy, 12 de diciembre, siendo las 12 horas, aproximadamente 300 estudiantes de la Escuela Normal Rural de Ayotzinapa, tomaron la caseta de salida de la carretera Chilpancingo-Acapulco, para exigir el cumplimiento a sus peticiones de educación al gobierno del Estado de Guerrero. A las 12:30 se presentaron elementos de la Policía Federal y Policía de la Fuerzas Especiales, los cuales abrieron fuego contra los estudiantes, así como persecución contra ellos golpeándolos y deteniéndolos a varios de ellos. Nos confirmaron a las 12:50 que hay 2 muertos, hay cinco heridos por balas y 22 detenidos.
Pedimos a todas las organizaciones sociales, civiles y de derechos humanos que estén atentas a la situación y a la defensa y denuncia de los hechos que se susciten de este ataque a los estudiantes normalistas.
COLECTIVO CONTRA LA TORTURA Y LA IMPUNIDAD
Cronología del desalojo
En 40 minutos la movilización de normalistas de Ayotzinapa, que bloqueaban la autopista México-Acapulco, se vio interrumpida por disparos y gases lacrimógenos por parte de la Policía Federal. El proceso de la manifestación se observa desde una cámara colocada sobre la autopista hacia Acapulco.
Los estudiantes de la Normal de Ayotzinapa, en el estado de Guerrero, mantenían un bloqueo, único medio disponible para exigir una audiencia con la aristocracia privada que vive del gasto publico. Las exigencias eran sencillas; que se aumente la matricula estudiantil, que se destinen más recursos para gastos alimenticios, y el mantenimiento y reparación de las instalaciones. La respuesta fueron los balazos.
Mobilitazione sociale contro la tratta di persone nella 10° festa dei Diritti Umani
Jaime Montejo dell’ Agenzia di Notizie Indipendente, Noti-Calle, Citta’ del Messico, il 4 dicembre 2011.- Trentacinque membri della Rete Messicana del Lavoro Sessuale, hanno accompagnato la Brigata di Strada d’Appoggio alla Donna “Elisa Martines” A.C., nella decima festa dei diritti umani, convocata dalla Commissione dei Diritti Umani del Distretto Federale (CDHDF), durante la quale
hanno promosso la campagna di mobilitazione sociale contro la tratta di persone a scopo di sfruttamento della prostituzione, utilizzando fumetti e audio-racconti affinchè bambine, bambini e adolescenti non siano oggetto di questo tipo di violenza.
L’attività di prevenzione dalla tratta di persone a scopo di sfruttamento della prostituzione, tra i passanti del centro capitalino, si è svolta tra le 14:30 e le 18 e vi hanno partecipato intere famiglie, educatori, giornalisti, lavoratori di vario tipo, bambine e bambini di tutte le età, provenienti in
maggioranza dallo stato del Messico, Oaxaca, Puebla, Veracruz e dal Distretto Federale.
Sono state regalate 500 agende dell’anno 2012 delle fabbriche di preservativi El Encanto del Condón di 36 pagine, dove si illustrano i criteri etici del programma di educazione sessuale rivolto a giovani e adolescenti sia maschi che femmine. Contemporaneamente, sono stati distribuiti 300 dialoghi lampo a fumetti sulla tratta delle persone a scopo di sfruttamento della prostituzione, insieme a 600
fumetti di Farfalle Notturne, Fiori Silvestri, Bambine della Solitudine, Niñas de la Soledad, Usignole del Sogno, la Tigre Florale e la Feta Geniale. Sono state anche regalate due cartoline della Brigata di Strada che trattavano l’argomento “il pugno della donna attacca il potere”.
Le lavoratrici e i lavoratori del sesso che hanno partecipato all’incontro della Brigata di Strada, hanno usato un megafono, uno zaino da viaggio affinchè gli audio-racconti fossero ascoltati e si sono svolte letture dei fumetti pubbliche e di gruppo, al grido di “vengano, signori, vengano, ad ascoltare come i papponi adescano le bambine e le vendono per pochi danari”.
Hanno partecipato la Cooperativa dei Lavoratori del Sesso, gli Angeli alla Ricerca della Libertà, il Coordinamento di Donne “Sor Juana Inés de la Cruz” e membri del Laboratorio di Giornalismo Comunitario “Aquiles Baeza”, così come le lavoratrici del sesso indipendenti, venute della Merced Tlalplan, Buenavista e altre zone della città dove si esercita il lavoro sessuale in strada.
Lavoratrici e lavoratori del sesso autonome e autonomi dichiarano: “Ci troverete sempre ovunque ci sarà sfruttamento della prostituzione, psicologico ed economico, emarginazione sociale, privazione delle fonti di lavoro e repressione della polizia”
Fonte: Agenzia di Notizie Indipendente Noti-Calle, 4 dicembre 2011
Abraham Ramirez Vazquez, palabras de un hombre libre
Il video di un’intervista ad Abraham Ramirez Vasquez, fatto prigioniero nel 2005 e uscito di carcere innocente il 29 Aprile 2011, dopo 6 anni di detenzione ingiusta. Abraham è stato il primo prigioniero politico del malgoverno di Ulises Ruiz Ortiz a Oaxaca, fa parte del Comite de Defensa de Derechos Indigenas (CODEDI) della comunità zapoteca di Santiago Xanica e della Alianza Magonista Zapatista (AMZ), aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona del EZLN. In questa intervista ci parla della sua esperienza, della sua lotta nelle carceri di Oaxaca e vuole essere un invito a continuare a lottare e ribellarsi.
Report da Xanica marzo 2011
Un report dettagliato sugli abusi di cui sono vittime gli indigeni zapotecos che vivono nella comunita’ di Santiago Xanica, Oaxaca, Messico, e sull’ingiusta detenzione del compagno Abraham Ramirez Vasquez. Il testo e’ stato scritto intervistando la gente del posto, dopo una Brigata Internazionale, organizzata dalla PIRATA (Piattaforma Internacionalista per la Resistenza e l’Autogestione Tessendo Autonomia) nel marzo del 2011. Alla Brigata hanno partecipato anche attiviste dalla Francia e dallo Stato Spagnolo.
PDF al seguente indirizzo –> http://czl.noblogs.org/post/2011/04/10/documento-della-brigata-internazionale-di-osservazione-santiago-xanica-oaxaca/
Abraham Ramirez Vazquez, palabras de un hombre libre