Scuola di Comunicazione Popolare

…”Il caldo e le zanzare non aiutano ma i ragazzi seguono entusiasti il lavoro fino all’ultima scena, fino al cartello finale con i ringraziamenti e la parola fine.
Sanno che questo è l’inizio di un lungo e difficoltoso lavoro nell’ambito della comunicazione. Sentono la responsabilità di dover proseguire ora da soli nel progettare strumenti di comunicazione in forma creativa e alternativa. Parlare e diffondere tra le comunità le storie di violenza e repressione, le storie del campo che nessuno ha mai potuto e voluto raccontare, perché a volte ricordare è tanto, troppo doloroso. Perchè la possibilità reale di riprendere in mano la parola per comunicare esiste e per farlo c’è bisogno dell’appoggio e della collaborazione di tutti.
Ed è su questi sguardi che ritroviamo le parole e le visioni di Alberto Grifi. Sguardi che ci hanno accompagnato a demolire le barriere del professionismo borghese, verso una realtà della comunicazione comunitaria dove si infrangono definitivamente i ruoli di autori e protagonisti….
LA COMUNICAZIONE È UN’ATTIVITÀ UMANA, COLLETTIVA E DI LIBERTÀ”
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ironriot, Colombia 2007
Presentazione

L’odierna realtà della comunicazione gestita prevalentemente da grossi gruppi economici, esclude dal flusso comunicativo numerose comunità e strati sociali. Per molti l’informazione è un’esperienza che si subisce e se ne esce frastornati, delusi e impotenti. Il mondo dell’informazione e dei processi comunicativi si presenta alle comunità marginali della nostra società come un monolite che non lascia possibilità d’accesso e comprensione. Tutto si costruisce attorno ad un professionalismo esasperato e agli ordini di categoria (come l’ordine dei giornalisti) che escludono a priori qualsiasi tipo di attività comunicativa non conformata a queste dinamiche settoriali. Inoltre la progressiva tecnologizzazione dei processi comunicativi, fenomeno che ha tutte le potenzialità per poter allargare il campo degli utenti ma soprattutto dei produttori di contenuti informativi e processi di comunicazione, viene sottilmente utilizzata per costruire un ulteriore gradino di lontananza tra i professionisti dell’informazione e l’utenza mondiale. Il panico tecnologico è infatti un fenomeno comune nelle comunità marginali delle società odierne: sempre più spesso si pensa all’impossibilità di avviare processi comunicativi o produrre materiale informativo, per la mancanza di conoscenza nell’utilizzo (nonché nella mancanza reale) dei sofisticati apparati tecnologici di ultima generazione. Si preferisce quindi aspettare il professionista dell’informazione, per raccontare e informare della propria realtà, secondo i suoi interessi-ideologie e secondo le disponibilità e le ideologie delle redazioni per cui lavora.

Obiettivi e strategie
La scuola di comunicazione popolare è uno spazio di formazione libertario il cui obiettivo fondamentale è accrescere la consapevolezza sull’importanza della comunicazione indipendente e della libertà d’espressione.
Questa Scuola non si identifica in uno spazio fisico determinato, ne si avvale di professori specializzati. Essa si determina di volta in volta nel momento e nel luogo in cui coesistono le condizioni ottimali: da una parte la volontà di condivisione e scambio dei propri saperi e di abbattere quella barriera culturale professore-alunno, caratteristica di base dei processi formativi nella culturale occidentale. Dall’altra una comunità che sta sperimentando un processo di autonomia ed indipendenza rispetto al pensiero unico del modello neoliberista. Una comunità che rimette in gioco tutto il suo potenziale umano, sociale, culturale per resistere allo sfruttamento e che sta ridefinendo, giorno per giorno, il proprio presente.
L’obiettivo generale del corso sarà quello di costruire gruppi di comunicazione comunitari che abbiano le conoscenze di base per l’utilizzo dei principali strumenti della comunicazione: telecamere, macchine fotografiche, registratori audio, computer. A partire dall’acquisizione di queste capacità di base i gruppi verranno stimolati ad avviare un processo di sviluppo creativo, produttivo e organizzativo autonomo. Un processo questo che permetterà al gruppo di comunicazione, e alla comunità tutta, di elaborare mezzi espressivi propri, adeguati alle proprie esigenze e che rafforzeranno i processi di autogestione.
I gruppi di comunicazione inoltre vengono stimolati a condividere le conoscenze acquisite durante le giornate di formazione attraverso l’organizzazione di ulteriori workshop formativi condotti dagli stessi partecipanti ai primi laboratori e rivolti a comunità vicine e/o a a tutti/e quelli/e che nella comunità, vugliono avvicinarsi a questa attività.
Obiettivo della Scuola di Comunicazione Popolare non è, infatti, quello di creare professionisti della comunicazione, ma di sostenere i processi di autonomia delle comunità. La condivisione dei saperi spezza la logica del professionismo, che tende a proteggere le informazioni e i saperi, strutturando una società di classi più o meno alte.
Condividere significa partecipare alla costruzione di un’intelligenza collettiva, di una comunità forte e consapevole dove la comunicazione è un processo popolare, in quanto diffuso, praticato, protetto fra tutte e tutti.

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MODULI

Generalmente il piano formativo della Scuola di Comunicazione Popolare si divide in 6 moduli:

Teoria della comunicazione popolare
• Giornalismo
• Radio
• Fotografia
Linguaggio audiovisivo
• Linguaggi multimediali e internet

Lo svolgimento di questi moduli è messo in relazione innanzitutto con le possibilità tecnologiche della comunità in modo da lavorare esclusivamente in ambiti della comunicazione che possono effettivamente essere sviluppati autonomamente dalla comunità stessa.
In secondo luogo, attraverso un’attività assembleare che coinvolge l’intera comunità, si cerca di individuare i mezzi di comunicazione che più possono soddisfare le loro esigenze in quel determinato momento. In questo modo, pur cercando di mantenere una formazione generale sui vari mezzi di comunicazione e le tecnologie ad essi collegate, vengono approfonditi i moduli formativi legati agli strumenti di comunicazione che la comunità stessa ritiene importanti per lo sviluppo del
proprio processo di autonomia.

STORIA
Dal 2005 al 2007 abbiamo realizzato i laboratori della Scuola di Comunicazione Popolare in Colombia. Collaborando con l’ONG International Peace Observatory abbiamo incontrato le comunità contadine in resistenza nella zona del Magdalena Medio, nel Catatumbo e nel Tolima.
Con loro e con le associazione contadine che accompagnano e stimolano questo processo di autonomia e resistenza abbiamo formato i primi gruppi di comunicazione e realizzato mostre fotografiche, 2 piccole pubblicazioni (Catatumbo Habla e Voces del Altamizal); Taller Comunicacion, un documentario sui laboratori della scuola in cui i partecipanti si intervistano a vicenda e parlano delle loro impressioni sul progetto; tre brevi docu-fiction realizzate con la tecnica del montaggio in camera: Historia real de un campesino, La histora de un informante e Tragedia campesina.

Nel 2009 siamo stati in Messico dove, in collaborazione con il collettivo Nodo Solidale, abbiamo realizzato alcuni workshop della Scuola di Comunicazione nella comunità indigena zapoteca di Xanica, sulla Sierra Sud nello stato di Oaxaca. Alla fine dei laboratori è stata realizzata una piccola docu-fiction con il sistema del montaggio in camera: La milpa y el campesino.

Nel 2010 siamo stati a Smira, una piccola comunità contadina in Marocco, in supporto al progetto di turismo sostenibile Desert Ocean, nato dalla collaborazione tra la comunità di migranti marocchini residenti in provincia di Bologna, aggregatisi nell’associazione Sopra i ponti, e le comunità rurali dei villaggi coinvolti, che sono i villaggi d’origine di gran parte dei migranti che si sono mobilitati all’interno del progetto. Al termine dei laboratori è stato realizzato un sito internet che le comunità utilizzeranno per dare visibilità al loro territorio e al progetto di turismo sostenibile. Il sito si raggiunge dall’indirizzo http://desertocean.indivia.net/

I laboratori della Scuola di Comunicazione Popolare Alberto Grifi sono tenuti dall’Associazione Culturale Visual Communication Project e dal collettivo http://www.autistici.org/teleimmagini/ dello Spazio Pubblico Autogestito XM24 di Bologna.

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